Ragazzi Harraga

About This Project

Un reportage vivido e allegro ma intenso che coglie tante sfumature” così lo definisce Matteo Marini su La Repubblica.

Harraga è la parola che in dialetto marocchino indica chi viaggia senza documenti. È un termine che viene dalla parola araba haraga, che significa bruciare: chi rischia tutto, migrando, si dice abbia “bruciato la frontiera”. Sono quelli che chiamiamo “minori non accompagnati”, minori stranieri che si trovano nel nostro Paese senza la tutela di un adulto. Secondo la legge, non possono essere espulsi: una volta sbarcati sulle coste italiane, vengono assegnati ai centri di prima accoglienza dove avviene la loro identificazione, le visite mediche e si risponde ai bisogni primari.

Proprio a loro è dedicato il progetto della ong CIAI Ragazzi Harraga – processi di inclusione sociale per minori migranti nella città di Palermo. Un progetto attraverso il quale i ragazzi vengono accolti e accompagnati da associazioni che organizzano per loro corsi professionali e di italiano e danno loro regole per una convivenza armoniosa. L’obiettivo è favorire l’integrazione in una diversa cultura.

Durante il reportage abbiamo incontrato tre diverse associazioni – Arcobaleno, Mediterraneo e Stellaria – che operano sul territorio di Palermo con i minori sbarcati sulle nostre coste. Abbiamo dialogato prima con gli educatori e gli operatori del settore e quindi con i minori.

Sono giovani pensierosi, in ascolto. Hanno tutti tra i 12 e i 17 anni, sono prevalentemente maschi e provengono principalmente da Egitto, Somalia, Gambia, Eritrea e Nigeria. Fuggono da guerre, discriminazioni e povertà. Spesso partono con l’incarico di mantenere la famiglia. Molti di loro, durante il viaggio, si espongono al rischio di violenza e sfruttamento, prima dell’imbarco in Libia.

Gli scatti documentano la quotidianità dei ragazzi attraverso gesti semplici: una partita di calcio in un cortile, sorrisi e sguardi divertiti intorno a una pentola in cui stanno cuocendo il pasto… Scene di vita quotidiana, momenti all’apparenza anonimi resi unici dai loro protagonisti: ragazzi che ce l’hanno fatta, dopo aver attraversato il deserto e il mare. Oggi sono in Italia, vivi.

Grazie anche al nostro reportage il CIAI ha ottenuto un finanziamento europeo per il progetto.

Lavoro realizzato con Studio14Photo di Milano.

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